RIFORMA INTERCETTAZIONI, ISTITUTO PRIVACY: BENE PIU’ POTERI AL GARANTE, MA SI AGGIORNI IL CODICE DEI GIORNALISTI E SI DISTRUGGA IL MATERIALE NON RILEVANTE

RIFORMA INTERCETTAZIONI, ISTITUTO PRIVACY: BENE PIU’ POTERI AL GARANTE, MA SI AGGIORNI IL CODICE DEI GIORNALISTI E SI DISTRUGGA IL MATERIALE NON RILEVANTE

Roma, 8 giugno 2010 – Adnkronos – La riforma delle intercettazioni è indispensabile, ma si deve fare di meglio sul piano tecnico-legale. Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, commenta gli ultimi sviluppi del disegno di legge in materia di intercettazioni, al voto in Senato. “Si tratta di una normativa necessaria per garantire i diritti alla privacy e alla difesa, perché è evidente come vi sia stato un uso di tali mezzi di ricerca delle prove – l’intercettazione telefonica, telematica, postale o ambientale – e delle relative notizie a volte eccessivo, sproporzionato o riguardante soggetti e conversazioni non rilevanti per le indagini. Ci angosciamo tutti per le videocamere di sicurezza nelle strade, ma l’invasività dell’ascolto telefonico è persino peggio quando diventa “sorveglianza a priori”. A mio avviso, tuttavia, il ddl deve essere ancora migliorato, prevedendo tassativamente la distruzione di tutte le registrazioni non rilevanti al termine delle indagini e cancellando la responsabilità penale di giornalisti e pubblicisti in caso di pubblicazione di notizie aventi rilievo di cronaca, senza alcuna distinzione di oggetto o contenuto”.
Bolognini aggiunge: “E’ convincente, invece, l’estensione dei poteri immediati di controllo, blocco e sanzione attribuiti nel disegno di legge al Garante Privacy, affinché si giunga ad un più stringente ed effettivo rispetto dei limiti del diritto di cronaca di fronte alla dignità e alla riservatezza delle persone. Il passo immediatamente successivo all’approvazione di questa legge dovrebbe essere la revisione del Codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, che risale al lontano 1998, quando ancora internet era agli albori in Italia: una normativa secondaria obsoleta, da rivedere con urgenza”.