GOOGLE DASHBOARD, ISTITUTO PRIVACY: BENE, MA SU INTERNET SERVE FARE DI PIU’

GOOGLE DASHBOARD, ISTITUTO PRIVACY: BENE, MA SU INTERNET SERVE FARE DI PIU’

Roma, 6 novembre 2009 – Google lancia la “Dashboard”, una pagina dove viene data la possibilità agli utenti registrati di monitorare e gestire le loro informazioni personali trattate e conservate dal motore di ricerca. Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, apprezza la novità ma fa presente che, al di là del caso specifico, servono ancora passi importanti prima di arrivare ad una completa tutela della riservatezza degli utenti su Internet. “La Dashboard di Google va nella direzione giusta. Anche altri operatori ICT stanno adottando soluzioni analoghe. Tuttavia, questi strumenti andrebbero estesi anche agli utenti non registrati (e destinati ai molti che usano i siti senza aprire un account). In secondo luogo, spesso in tali pannelli mancano comunque – e non sono controllabili – informazioni per cui il dibattito è da anni acceso: i log di ricerca (che comprendono normalmente i contenuti delle ricerche, gli indirizzi IP, tempi delle richieste e i cookie identificativi del browser), o le impostazioni e i resoconti dei cookies nonché i dettagli sui database usati per il behavioural advertising. I dati di log sono anonimizzati dopo 9 mesi o addirittura dopo 24 mesi, da parte di alcuni operatori, e i dati dei cookies dopo 18 mesi. Insomma, è importante dare agli utenti la piena possibilità di scelta e di controllo sui propri dati.”
Bolognini aggiunge: “Confidiamo nel fatto che Google e tutti gli altri operatori della rete recepiscano quanto prima le indicazioni della comunità scientifica e del Gruppo di lavoro dei Garanti Europei (Article 29) sulla durata di conservazione dei dati personali e sulle informative preventive da fornire agli utenti, rispettandone il diritto di opzione. Le soluzioni, infatti, non dovrebbero essere troppo restrittive (non avrebbe senso chiedere un consenso agli utenti per ogni pagina web visitata o per ogni cookie inserito, la qual cosa renderebbe Internet inutilizzabile e azzererebbe il mercato) ma si dovrà comunque proteggere meglio la riservatezza e l’autonomia di chi naviga. Servono regole, ma anche tecnologie amiche della privacy.”