NUOVO SISTEMA OPERATIVO DI GOOGLE: ISTITUTO PRIVACY PREOCCUPATO, URGONO RISPOSTE A DOMANDE FONDAMENTALI

NUOVO SISTEMA OPERATIVO DI GOOGLE: ISTITUTO PRIVACY PREOCCUPATO, URGONO RISPOSTE A DOMANDE FONDAMENTALI

Roma, 10 luglio 2009 – Appena annunciato, il sistema operativo alternativo a Windows e Linux sviluppato da Google ha subito destato interesse ma anche reazioni di perplessità e numerose domande da parte di centri studi a difesa della privacy in Europa e oltreoceano. In Italia, è l’Istituto Italiano per la Privacy a dirsi preoccupato. Luca Bolognini, presidente IIP, dichiara: In Gran Bretagna e USA sempre più cittadini si chiedono se e quanto sia giusto rinunciare a un pezzo significativo della propria riservatezza in cambio di una ricerca o dell’uso di un software on line. In Italia, serve aumentare la consapevolezza. Google fa pubblicità targhettizzata, e spesso i suoi servizi sono ricompensati dalla possibilità di “leggere” i contenuti dell’utente (per esempio i log di una ricerca) per personalizzarne l’advertising. E’ un business legittimo, ma dobbiamo esigere sempre maggiori garanzie. Per questo facciamo domande sul nuovo progetto: il sistema operativo targato Google sarà “cloud oriented”? Monitorerà le abitudini di chi lo installerà persino off line? Se questo avverrà, Google conserverà i dati per mesi o addirittura anni o li cancellerà immediatamente? Come utilizzerà le informazioni ricavate dai computer su cui verrà fatto girare l’OS? Avviserà con sufficiente chiarezza gli utenti e adotterà una logica “opt in” prima di toccare i dati a fini di marketing? Ce lo chiediamo con sincera preoccupazione e confidiamo nella massima trasparenza“.

Bolognini aggiunge: Da un’azienda così importante e all’avanguardia attendiamo risposte precise e continui miglioramenti in materia privacy: oggigiorno non si possono liquidare, come fossero immotivate paure, certi interrogativi fondamentali per la libertà degli individui nella società dell’ICT. Il trattamento dei dati degli utenti per scopi di pubblicità comportamentale non dovrebbe mai avvenire senza l’espressione di un loro consenso informato preventivo (non successivo né dato per scontato) . In generale e al di là del caso specifico, bisogna tutelare gli utilizzatori di internet come consumatori, perché di fatto pagano servizi apparentemente gratuiti con i loro dati: trattamenti silenziosi e non manifestamente molesti – come invece certe fastidiose telefonate commerciali – e per questo meno “percepiti” dai cittadini, ma altrettanto ed anzi più invasivi ancora se non scelti consapevolmente. Il Garante italiano ha stabilito regole rigide per gli operatori di telecomunicazione, ci aspetteremmo la stessa urgente e ferma chiarezza per i gestori di servizi e contenuti digitali“.