GOOGLE ADPLANNER: ISTITUTO ITALIANO PRIVACY TEME RISCHI

GOOGLE ADPLANNER: ISTITUTO ITALIANO PRIVACY TEME RISCHI

Google ha lanciato anche in Italia, da qualche giorno, il servizio AdPlanner: si tratta di uno strumento per la pianificazione e la targhettizzazione di campagne marketing, attraverso i siti che ospitano le inserzioni pubblicitarie veicolate dal motore di ricerca americano. Grazie a questo tool, gli inserzionisti possono mirare i propri investimenti pubblicitari impostando i profili di sesso, età, reddito, interessi, area di residenza degli utenti che intendono “colpire” con i loro messaggi.

Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, teme rischi per la riservatezza degli utenti e dichiara: “Sembra uno strumento efficace ma inquietano taluni dubbi. Ad un osservatorio privacy come il nostro, infatti, non sfuggono diversi quesiti da sottoporre a Google. Per cominciare, se il criterio di profilazione non è meramente statistico ma demografico e particolareggiato sui gusti, sui luoghi di residenza e sulle età, come fa Google a raccogliere con precisione questi dati personali degli utenti che visitano abitualmente i suoi siti affiliati? Quali incroci di informazioni e di flussi vengono effettuati? E’ coinvolto il sistema di DoubleClickViene monitorata la navigazione di chi ha installato la Google ToolBar sul proprio browser? Se sì, l’informativa fornita agli utenti al momento dell’installazione è sufficiente, o la più parte di loro ignora il monitoraggio e andrebbe previsto qualche “avviso di richiamo” per ogni nuova sessione di navigazione? I visitatori dei siti che ospitano le inserzioni vengono avvertiti di tale profilazione e i siti, a loro volta, sono impegnati nel fornire informative?”.

Ma Bolognini aggiunge: “Senz’altro il menu offerto ai terzi inserzionisti è composto di dati aggregati non personali, come Google giustamente sottolinea, ma il tema è come si arriva ad ottenere quei dati neutri. Anche se il solo Google – e nessun altro dei suoi partners, clienti o affiliati – può fare un matching di identificabilità tra profili e soggetti, non ci troviamo comunque davanti ad un primo, delicato trattamento che richiederebbe espresso consenso informato da parte degli utenti? E questi dati grezzi non ancora anonimizzati per quanto tempo possono essere conservati da Google? Oppure sono garantiti l’anonimato assoluto dei soggetti e la non identificabilità (nemmeno ipotetica) fin dalla fonte, anche da parte dello stesso Google? Questo ultimo caso, però, comporterebbe per Google l’obbligo di non memorizzare mai gli indirizzi ip degli utenti poiché essi, a nostro parere, sono ormai dati personali a tutti gli effetti: ricordiamo infatti che, da marzo 2009, tutti gli ISPs dovranno garantire l’effettiva univocità degli indirizzi di protocollo internet (IP), al fine di consentire l’identificazione diretta dell’abbonato o utente che effettua comunicazioni sulla rete pubblica (in Italia, si veda il decreto legge 109/2008).”