20 Mag “VITA DA PRIVACYISTA” PUNTATA 17 – 1 ESPERTO/A ALLA SETTIMANA, 20 DOMANDE FUORI DAGLI SCHEMI
“VITA DA PRIVACYISTA” – Diciassettesima puntata – 1 esperto/a alla settimana, 20 domande fuori dagli schemi
A cura di Luca Bolognini
La rubrica-intervista che raccoglie idee originali dai migliori esperti di privacy e diritto dei dati in Italia e all’estero. L’esperto di questa settimana è…
- Nome, cognome, ruolo oggettivo e ruolo “putativo/desiderato”
Michele Iaselli; Presidente Andip – nuove tecnologie ed IA, docente Luiss in diritto digitale e tutela dei dati e docente Università di Cassino in informatica giuridica; DPO del Ministero della Difesa (Lavoro al Ministero come funzionario, ma per essere DPO dovrei mettere le stellette).
- Perché e quando iniziasti a occuparti di privacy e protezione dei dati personali?
Sin da quando ho intrapreso gli studi di giurisprudenza mi sono appassionato ai rapporti fra informatica e diritto. Laureatomi nel 1987 già qualche anno dopo mi interessavo a tali tematiche e nel 1997 scrissi il mio primo manuale con la Simone dove commentavo la legge 675/96. Solo qualche anno dopo nel 2003 ho creato l’ANDIP.
- Cosa ti annoia della privacy/data protection?
L’eccessiva burocratizzazione delle procedure che fortunatamente con il GDPR si è andata riducendo. Ma in molti, troppi, ci credono ancora.
- Gli anglicismi sono inevitabili per chi si occupa di questa materia (come il latinorum per altri ambiti), o ci stiamo sbagliando?
Bè direi che più che l’anglicismo ormai diventa fondamentale la padronanza della lingua inglese che in un’ottica europeista è imprescindibile. E’ il mio tallone d’Achille poiché il mio inglese è a dir poco vergognoso.
- Pensi che la privacy stia a cuore della gente? È davvero “pop” o non interessa niente?
Purtroppo interessa poco, sebbene negli ultimi tempi grazie al GDPR si è avuta una maggiore consapevolezza. Ma c’è ancora molto da lavorare, poiché non si è ancora capita l’importanza di questa materia per i nostri diritti fondamentali.
- Come gliela spieghi, questa disciplina, ai bambini delle elementari?
Cerco di far capire, con esempi molto elementari, che proteggere i nostri dati significa proteggere noi stessi.
- L’ora, secondo te, più buia per la privacy in Europa negli ultimi 10 anni?
Indubbiamente dal 2010 si è avuto un periodo di grande crisi per il prepotente avvento dei social network ed un calo di interesse per questa materia a favore dei grandi player. L’approccio fin troppo allegro degli americani ha contribuito non poco.
- L’ora, secondo te, più luminosa per la privacy in Europa negli ultimi 10 anni?
Bè è stato proprio il 2016 con la pubblicazione del GDPR e gli anni immediatamente successivi dove finalmente si è iniziato a capire qualcosa ed anche solo a livello di curiosità molti si sono avvicinati a questa materia.
- I consulenti, i DPO e i privacy officer stanno diventando decine di migliaia. Un male o un bene?
Bè ci troviamo di fronte ad un Giano bifronte: da un lato è un bene perché aumenta l’interesse e la specializzazione, dall’altro è un male perché molti pensano solo all’opportunità professionale, ma ci credono poco e rovinano tutto con rilevanti danni per i titolari. Su questo aspetto sono stato nel passato molto polemico.
- I dati personali sono monete?
Se non proprio monete ormai hanno assunto decisamente un valore tangibile e negli ultimi tempi ce ne stiamo rendendo conto pensando di ottenere servizi gratuiti quando non è così.
- Quando leggi notizie di dure sanzioni alle imprese, esulti o ti preoccupi?
Bè dire che mi rallegro è pura cattiveria, ma ritengo che sia giusto che ciò accada quando ci si trova di fronte a ripetute e gravi violazioni che danneggiano noi cittadini.
- Con sincerità e senza retorica: credi che il “consenso preventivo dell’interessato” sia ancora una buona idea nel “tutto digitale”?
Purtroppo oggi come oggi non ha senso perché nella maggior parte dei casi, scusami il bisticcio di parole è un consenso “inconsapevole”. Difatti non siamo in grado di valutare le conseguenze della nostra manifestazione di volontà.
- Con sincerità e senza retorica: è davvero possibile sintetizzare e rendere semplici i tanti contenuti obbligatori di un’informativa privacy?
Rendere semplici è possibile, sintetizzare talvolta un po’ meno. Spesso diventiamo contorti perché non sappiamo scrivere o peggio facciamo i furbi.
- Leggi sempre le informative privacy e le cookie policy sui siti e sulle app che utilizzi personalmente?
Devo essere sincero? No. Se l’app mi serve non leggo niente. Se invece la sto valutando allora forse qualcosa leggo.
- DPO più top manager o più mini-garante?
Credo in un DPO mini-garante che aiuti il titolare spesso in grandi difficoltà. Ma non mi faccio illusioni, ormai, con l’evolversi dei rapporti commerciali, d’affari ecc. inizia a farsi strada una figura di DPO manageriale.
- Un tuo consiglio di metodo a un giovane DPO.
Innanzitutto studiare sempre e mantenersi aggiornati. Cercare di fare esperienza presso grossi studi professionali sacrificando tempo e denaro. Non bruciare mai le tappe.
- L’Unione Europea fa troppe regole e frena l’innovazione: vero o falso?
Bè noi italiani proprio questo non lo possiamo dire :-). Noi siamo per le regole e le norme spesso estremamente contorte. Credo che l’Europa spesso faccia bene incoraggiando l’innovazione, ma avvisando anche sui rischi che spesso le tecnologie comportano.
- Il GDPR è al passo con l’Intelligenza Artificiale e il metaverso?
Il GDPR è sempre al passo poiché adotta un approccio tecnologicamente neutro. Fornisce gli strumenti che vanno utilizzati nel modo migliore. Poi abbiamo organi come l’EDPB che con le loro linee guida ci possono fornire utili suggerimenti.
- Tra dieci anni: protezione dei dati o protezione degli effetti personali?
Credo ancora di più protezione della nostra identità digitale.
- Puoi consigliare un libro, che non sia “L’Arte della Privacy”, ai tuoi colleghi e collaboratori. Quale e perché?
Ovviamente il mio manuale operativo del DPO: no scherzo :-), suggerirei “Intervista su privacy e libertà”, un libro che tutti dovrebbero leggere a prescindere dalla loro professione. In questo libro un grande studioso come Stefano Rodotà ci fa capire realmente cosa si intende per privacy e perché debba essere tutelata.