23 Apr Riforma UE del copyright, rischi per privacy e libertà degli utenti – Lettera IIP alla Rappresentanza Permanente presso la UE
Roma, lì 23 aprile 2018
Alla cortese attenzione di S.E. Amb. Giovanni Pugliese
(Rappresentante Permanente Aggiunto Ambasciatore presso il COREPER I)
Signor Ambasciatore,
scriviamo questa lettera con riferimento alle discussioni, tuttora in corso, sulla proposta di Direttiva sul Diritto d’autore nel mercato unico europeo, che – da quanto comprendiamo – la Presidenza Bulgara del Consiglio discuterà con gli Ambasciatori il prossimo 27 di aprile. Da quanto ci risulta, la Presidenza dovrebbe cercare direttamente un mandato per avviare un “trilogo” già a questo COREPER, senza lasciare spazio ad ulteriori discussioni e consultazioni di esperti. Siamo preoccupati che l’impatto della riforma del copyright non sia sufficientemente approfondito, in tutti i suoi aspetti e per le conseguenze che potrebbe avere sulla società e sull’economia, e che ora le discussioni su questo delicatissimo tema siano accelerate eccessivamente e senza una reale obiettiva necessità: perfino il Parlamento Europeo ha indicato che non voterà in merito in Comitato prima della fine di giugno 2018, lasciando ampio margine di tempo per ulteriori discussioni in Consiglio. Come rappresentanti del mondo dei centri di studio e ricerca europei in materia di diritto dei dati, considereremmo questa accelerazione e l’interruzione delle consultazioni di esperti come un grave errore.
Le segnaliamo, inoltre, che la bozza proposta in Consiglio non riflette assolutamente un compromesso ben bilanciato, rischia di essere difficilmente recepita nei diversi Stati e di prevedere obblighi e adempimenti impossibili da applicare materialmente. Ci sono diversi punti che andrebbero rivisti e migliorati, per raggiungere un bilanciamento di qualità che non mini altri diritti e libertà fondamentali. Ad esempio, con riferimento all’Articolo 13 della proposta, relativo ai cosiddetti “user uploads” (cioè i contenuti caricati e veicolati direttamente dagli utenti), la bozza attuale sembra essersi spostata molto oltre il perimetro della Proposta della Commissione, con l’obiettivo di rendere gli intermediari immediatamente e automaticamente responsabili per i contenuti veicolati dagli utenti, senza portare a giustificazione di questa “forzatura” le dovute analisi giuridiche ed economiche di spessore scientifico.
Malgrado le riserve manifestate da molti stakeholder – compresi rappresentanti del mondo accademico e di ONG – e l’opposizione da parte di diversi Stati Membri, la bozza avanza senza gradualità e cerca di ridefinire il diritto alla comunicazione verso il pubblico, anche escludendo i contenuti caricati on line dagli utenti dal perimetro di applicazione della Direttiva E-Commerce (2000/31/CE) e dal principio di non responsabilità degli intermediari. Per sopravvivere in un siffatto contesto di nuova “responsabilità illimitata e oggettiva”, gli intermediari non potrebbero neppure più affidarsi a un meccanismo di “notice and take down”, ma dovrebbero implementare un severo regime di rimozione dei contenuti e di filtraggio preventivo e analitico di tutti i contenuti veicolati dagli utenti. Pur non sembrando essere stati “intenzionalmente inclusi” nel perimetro applicativo servizi come quelli di cloud computing in contesti B2C o per rendere risultati di Intelligenza Artificiale, servizi come quelli comunicazione elettronica restano compresi nell’ambito di applicazione dell’Articolo 13. Una tale responsabilizzazione avrebbe come risultato un monitoraggio massivo, pervasivo, costante dei contenuti fatti circolare on line dagli utenti, con pesanti ripercussioni per la loro privacy e protezione dei dati personali: una prospettiva indesiderabile e in palese contraddizione con l’orientamento del Regolamento privacy UE (GDPR, Reg. 2016/679/UE).
Siamo anche preoccupati per la formulazione dell’Articolo 11 della bozza, riguardante i diritti degli editori, poiché tali diritti domani potrebbero applicarsi a qualsiasi fornitore di servizi della società dell’informazione, che significa un ambito molto più vasto rispetto a quanto inizialmente proposto. Non è poi chiaro come questi diritti degli editori si coordinerebbero con quanto previsto dall’Articolo 13, per esempio non si capisce se l’Articolo 13 richiederà l’analisi e il filtro di piccoli estratti di testo al fine di riconoscere automaticamente il tipo di contenuto trasmesso e di rispondere alle esigenze di enforcement e difesa preventiva dei diritti degli editori.
Dall’estensione eccessiva di queste previsioni, sopra menzionate, fino alla valutazione del loro concreto impatto sulle libertà e sui diritti delle persone e delle imprese, riscontriamo il rischio di un preoccupante gap di conoscenza, metodo analitico e comprensione, gap che necessita di essere superato e risolto prima che questo dossier possa ragionevolmente concludere il suo percorso in Consiglio.
Confidiamo nel fatto che il nostro Governo e la Rappresentanza Permanente presso l’Unione Europea si batteranno per raggiungere un risultato equilibrato e richiederanno di definire un testo che non minacci una vasta parte del nostro contesto digitale.
Certo della Sua massima attenzione ad un tema così delicato per il nostro futuro, Le confermo la nostra disponibilità ad ulteriori confronti e approfondimenti nel merito, La ringrazio a nome dell’Istituto e Le porgo i migliori saluti,
Luca Bolognini
Presidente, Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati
Roma, lì 23 aprile 2018