01 Feb La newsletter del Presidente IIP – 28 gennaio 2016
La Newsletter del Presidente IIP
Cari Membri del Gruppo Linkedin dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei dati,
perdonate il silenzio, ma mi sono dedicato alla programmazione e all’avvio di varie attività per il 2016. Che sarà un grande anno di slancio, ne sono certo, per tutti noi.
Eccomi di ritorno da Bruxelles, dove abbiamo trascorso due intense giornate di lavoro per il progetto Horizon 2020 Privacy Flag di cui l’Istituto è Partner. Proseguono i lavori per rendere realtà applicata la “crowdprivacy”, con strumenti di allerta e tutela condivisi tra utenti.
In questi giorni ho anche accettato di far parte, con Pietro Paganini, dell’international core team di Data Ethics EU (http://dataethics.eu/en/about/international-core-team/), un’organizzazione focalizzata sugli impatti, appunto, etici e sociali dei trattamenti di dati. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi, che promettono un’avanguardia in materia di privacy e tutela dell’identità on line.
Vi segnalo quindi il Report sulla Data Driven Economy, realizzato da Facebook e al quale ho contribuito con altri super… appassionati internazionali del tema “dati” nel corso del 2015: http://www.thedatadriveneconomy.com/
Poi, ecco un documento WEF firmato da grandi teste e che ho trovato di grande interesse, visto che siamo in “periodo-Davos”, sulla frammentazione di Internet (e delle relative regole, con ricadute spesso spiazzanti): http://www.weforum.org/reports/internet-fragmentation-an-overview
Mi pare rilevante, anche alla luce della decisione di Google di questi giorni – obbligata dagli ordini e dagli orientamenti giurisprudenziali e delle autorità degli Stati UE, non certo tanto desiderata dal motore di ricerca, dico io – di differenziare i risultati di ricerca per rispondere a esercizi del diritto all’oblio da parte dei cittadini europei: oltre al de-listing per il dominio pan-UE+EFTA che già veniva operato, ora Google limiterà l’accesso a singoli risultati di ricerca deindicizzati in base alla posizione geografica degli utenti, determinata dai loro sistemi attraverso segnali quali indirizzo IP e GPS. Decisione ragionevole, di fatto imposta dall’alto degli Stati UE, ma che rischia di creare un gap informativo per noi utenti europei. Anche gli Stati dovrebbero fare degli “impact assessment” dei loro approcci “imperativi” al digitale, per evitare effetti collaterali di questo genere.
Si avvicina il Carnevale e vorrei lasciarvi proprio con una breve riflessione in merito. C’è chi si preoccupa in queste settimane, e anche in Italia, perché il terrorismo potrebbe avvalersi delle maschere per colpire con minori controlli: e la cosa inquieta non poco, sotto il profilo della sicurezza. Tuttavia non è questo lo spunto che vorrei condividere con voi oggi, quanto invece la differenza tra “carnevali”. Quello brasiliano così come altri (Viareggio, ad esempio) è un mascherarsi per distinguersi, per esaltare la propria originalità: toglie l’identità reale, ma non cancella ed anzi amplifica l’individua(bi)lità (il “singling out”, direbbe l’Article 29 Working Party) come una “pseudonimizzazione caratteristica”. Quello veneziano (e Venezia è una delle due mie città di origine, con Bologna) invece uniforma: le maschere veneziane non solo de-identificano ma anonimizzano nell’omologazione generale dei tratti somatici e dei mantelli e dei colori. L’incognita veneziana è, se vogliamo, più romantica e misteriosa, meno divertente e maniacale di altri mascheramenti.
Ho citato Bologna: magari la prossima settimana parlerò di privacy e strade all’aperto (gli “ideali ricami del mondo” per Guccini) e quindi, perché no, anche dei portici e della nebbia come barriere naturali a tutela della nostra immagine 🙂
Un caro saluto e alla prossima newsletter,
Luca Bolognini
lucabolognini@vecchioistitutoprivacy.dwb.it
http://www.lucabolognini.it