Casi Google e Facebook, Istituto Privacy: Europa schizofrenica su protezione dati e libertà d’informazione

Casi Google e Facebook, Istituto Privacy – S’intravvede una sorta di schizofrenia nell’approccio europeo degli ultimi giorni su temi collegati alla privacy e alla libertà d’informazione, in particolare nei casi Google-CNIL sul diritto all’oblio e Facebook-Corte di Giustizia sulla privacy tra UE e USA.

Questo è quanto sostiene Luca Bolognini, avvocato e presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei dati, che dichiara: “Da una parte, l’Autorità privacy francese (CNIL) – con l’imposizione a Google del de-listing, cioè della cancellazione di notizie e dati per diritto all’oblio da tutti i domini del motore di ricerca nel mondo anziché solo da quelli UE – e l’Avvocato Generale Bot presso la Corte di Giustizia nel caso Facebook – con la richiesta di invalidazione del programma Safe Harbor per il rispetto congiunto di standard privacy tra UE e USA – pretendono l’ultraterritorialità delle regole privacy europee. Dall’altro lato, sia l’Autorità francese sia l’Avvocato generale CGUE di fatto sembrano aspirare ad un modello ultra-decentrato di supervisione e controllo di applicazione delle suddette regole – in sostanza “nazionalista”, preconizzando addirittura la prevalenza dei poteri dei singoli Stati UE in queste materie – in netto contrasto con l’indirizzo legislativo in corso e con le iniziative della Commissione europea. Questo è preoccupante e denota una forma di schizofrenia giuridica, perché nella grande partita dell’innovazione digitale e della tutela della privacy e della libertà d’informazione, l’Europa deve agire come blocco unico e coordinato, evitando di lanciare segnali contraddittori che rischierebbero di danneggiarla, soprattutto diffondendo l’idea di un’unione e di un mercato europei in cui il diritto è incerto e soggetto a diverse interpretazioni confliggenti di ogni singolo Stato.“

Lucio Scudiero, ricercatore dell’Istituto Privacy, aggiunge con preoccupazione una considerazione sui pericoli di questo approccio per la libertà d’informazione: “Se per un attimo togliessimo le lenti eurocentriche che inforchiamo naturalmente ogni mattina, forse ci accorgeremmo che affermare il principio per cui si può chiedere a Google, di fatto, di censurare l’esistenza di certi fatti e dati personali ovunque, è una cosa che potrebbe ritorcersi contro la libertà d’espressione che pur proteggiamo. Cosa accadrebbe, infatti, se un tale principio fosse fatto proprio dalle autorità di paesi dispotici e antidemocratici? Con quale legittimazione politica e morale potrebbe l’Europa, in quel caso, contestare un principio che essa stessa sta contribuendo ad affermare?”