09 Dic PRIVACY, BENE MICROSOFT: DATI DELLE RICERCHE CONSERVATI 6 MESI E POI CANCELLATI
Microsoft sorprende il mondo di internet con la decisione di portare a sei mesi il limite massimo di conservazione dei logs del proprio motore di ricerca e di provvedere, una volta scaduto questo termine, alla completa anonimizzazione (non parziale, come invece proposto da altri operatori) dei dati di ricerca memorizzati sui propri server. Lo fa per osservare la richiesta dell’Article 29 Working Party – l’organismo consultivo che raccoglie le autorità per la protezione dei dati personali in UE – ma anche per dare l’esempio e spianare la strada ad un approccio più responsabile in materia di privacy da parte dei grandi players internet globali. Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, commenta con estremo favore la scelta del colosso americano: “La notizia è eccellente, per due ordini di motivi. Primo, Microsoft si adegua con serietà ai tempi richiesti dai Garanti europei e rappresenta inoltre una best practice tecnologica: i contenuti delle ricerche, specialmente (ma non solo) se incrociati con gli indirizzi IP, possono consentire una profilazione approfondita e sensibilissima di un individuo ed è bene che tali dati vengano cancellati prima possibile e in maniera completa. Il sistema di anonimizzazione approntato da Microsoft garantisce non soltanto la totale eliminazione dei numeri IP ma anche la neutralizzazione dei cookies e delle query effettuate dall’utente: di frequente, infatti, da ciò che cerchiamo si può risalire con facilità alle nostre identità – si pensi al fenomeno dell’egosurfing – e quindi fotografare con precisione chi siamo, fino ai più intimi particolari.”
E Bolognini aggiunge: “Il secondo motivo di soddisfazione deriva dall’esortazione che Microsoft lancia ai propri colleghi-competitors: il messaggio è chiaro, adeguatevi anche voi perché è fondamentale proteggere la privacy degli utenti nei motori di ricerca. Insomma, la questione è seria e se lo ammette addirittura un colosso ICT c’è da fare attenzione. Esattamente quello che noi, come Istituto Italiano per la Privacy, chiediamo da tempo ai principali operatori del settore on line. Microsoft si adegua volontariamente, senza nessuna imposizione dall’alto: questo è indubbiamente un successo del sistema di soft-law, che non stabilisce regole tassative ma incentiva le best practices, anche se come Istituto restiamo scettici sul fatto che molti altri motori ne intendano seguire l’esempio con costanza. Servirebbero invece norme chiare da rispettare, e a nostro parere non basta affidarsi alla virtù spontanea di qualche impresa. Per questo, continuiamo a chiedere che la UE aggiorni la direttiva 2002/58/EC introducendo un’esplicita regola in materia di conservazione massima dei dati di ricerca da parte dei content providers. Infine continuiamo a chiedere a Microsoft come a Google, a Yahoo e agli altri operatori, di aggiungere informative sintetiche e immediate sotto le stringhe di ricerca: i dati di navigazione sono trattati anche a scopo di marketing, niente di male in questo ma è bene che gli utenti ne siano avvisati prima d’usufruire di tali servizi e possano scegliere consapevolmente se essere profilati o meno.”