Istituto Italiano Privacy: i Garanti e la UE impongano a Google regole da rispettare

Istituto Italiano Privacy: i Garanti e la UE impongano a Google regole da rispettare

Peter Fleischer, global privacy adviser di Google, ha presentato oggi a Brussels il provvedimento che dimezza i tempi di conservazione delle “tracce” di navigazione dei propri utenti, passando da 18 a nove mesi. Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, resta scettico: “Meglio così, ma una gestazione di 9 mesi è comunque eccessiva e la UE ne raccomanda sei. Per di più, stiamo parlando dei dati “lato server” e non dei cookies “lato client”, che durano normalmente 24 mesi se non cancellati di volta in volta dall’utente sul suo computer. Non è poi tanto sulla illuminazione spontanea dei motori di ricerca che dobbiamo contare, quanto alla necessità di un’innovazione normativa che imponga, dall’alto e a monte, regole chiare. La Ue immaginò negli anni ’90 e all’inizio del 2000, in particolare con le direttive 2002/58/CE e 2006/24/CE, un sistema di norme focalizzato soprattutto sui servizi di comunicazione e non sui content providers. Si trattava di una legislazione all’avanguardia e capace di comprendere e prevedere un’ampia fetta delle complesse problematiche privacy che si sarebbero presentate in futuro. Un futuro che oggi è arrivato e, malgrado l’effettiva bontà di quelle regole primarie, mostra aspetti critici e ambiti di tutela ancora non coperti. I trattamenti e le profilazioni da parte dei motori di ricerca sono tra questi.”

E aggiunge: “Oltre che ai tempi di conservazione, l’attenzione va rivolta all’informativa per gli utenti: è indispensabile che essa ci sia e che venga visualizzata sotto la stringa di ricerca. L’Article 29 Working Party ha già interpretato la Direttiva 95/46/CE in maniera più estesa e aggiornata con riferimento ai motori di ricerca (Parere del 4 aprile 2008): si tratta di far seguire a questo parere i provvedimenti di controllo e sanzione dei vari Garanti nazionali. Perché non passare dalle parole ai fatti? Inoltre, il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea possono discutere e approvare un nuovo disegno legislativo, integrando le Direttive 2002/58/CE e 2006/24/CE, e stabilendo limiti minimi e massimi ben definiti per le modalità di trattamento e di conservazione di dati da parte dei provider di contenuti digitali, come i motori di ricerca”.