Istituto Italiano Privacy: social network, ancora rischi per la privacy

Istituto Italiano Privacy: social network, ancora rischi per la privacy

Mark Zuckerberg, il giovane fondatore di Facebook, ha presentato in questi giorni a Madrid alcune novità del social network più famoso nel mondo: tra le iniziative lanciate, Facebook for Good, un premio destinato a chi ha saputo utilizzare la piattaforma in maniera positiva e umanitaria, generando forte impatto sociale. Nelle sue considerazioni, Zuckerberg parla anche della privacy come chiave del successo di Facebook. Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, è tuttavia preoccupato e dichiara: “Apprezziamo il fatto che Facebook intenda la data protection come leva di competitività ma non basta “chiedere all’oste se il vino è buono”. Facebook è uno strumento straordinario, offre informative privacy complete, ha prontamente corretto il sistema di advertising Beacon e migliorato l’interazione sociale on line, tuttavia restano rischi da monitorare e non tutte le questioni sono ancora risolte. I problemi attuali appaiono tre in particolare: il diritto all’oblio degli utenti, la persistente e – a nostro avviso – eccessiva durata di conservazione dei dati personali da parte dei social network e i furti di identità (quest’ultimo aspetto di recente denunciato anche dal think tank TecnologiaITALIA).

Quanto al primo problema, quello del diritto all’oblio, non ne percepiamo ancora le reali dimensioni: quanti giovanissimi utilizzano con spensieratezza Facebook e altri social networks per poi accorgersi, una volta entrati nel mondo del lavoro, che i loro vecchi dati personali e la loro immagine di un tempo possono danneggiarli? Chi essi sono oggi non corrisponde per forza a chi erano ieri né a chi saranno domani: dev’essere consentito agli interessati – anche in caso di perdita delle password – un rapido e facile diritto di accesso e rettifica dei dati, per non violare la correttezza nel loro trattamento. Secondo problema, strettamente legato al primo, è il fatto che il social network conservi i profili e le informazioni anche dopo una loro cancellazione da parte degli utenti, in mancanza di una esplicita richiesta di totale cancellazione da parte di questi ultimi: questo ci sembra incompatibile con i principi di finalità e proporzionalità nel trattamento di dati personali. In ultimo, anche il tema dei furti d’identità non pare trascurabile, come di recente ha dimostrato la vicenda di Bruno Vespa: il conduttore ha infatti scoperto che qualcuno, su Facebook, si spacciava per lui e ha subito esposto denuncia alla polizia postale. Perché non adottare meccanismi di verifica dell’identità di chi si registra, come già avviene in altri grandi siti internet (es. eBay)?”

E Bolognini aggiunge: “Con i social networks non si scherza, come con i motori di ricerca, perché gestiscono dati delicati. Ciò che da tempo ripetiamo, come Istituto Italiano per la Privacy, è che la profilazione dei contenuti on line presenta rischi addirittura maggiori rispetto ai dati di traffico nelle comunicazioni: incrociando le query delle ricerche nei motori, i nomi degli amici e le informazioni presenti nei profili sui social networks, le scelte di consumo nell’e-commerce, possiamo ricavare dati sensibilissimi di una persona. La normativa italiana e quella europea hanno finora sottovalutato le potenzialità di invasione dei content providers nella nostra vita privata, immaginando che i rischi più seri fossero quasi solo presentati dagli ISPs e dai gestori delle reti. Non è così, quindi servono controlli più severi e norme aggiornate.”